Le donne redicole, Roma, Grossi, 1759

 LE DONNE REDICOLE
 
    Intermezzi in musica a quattro voci da rappresentarsi nel teatro Capranica nel carnevale dell’anno 1759, dedicati all’illustrissima ed eccellentissima signora la signora principessa donna Felice Barberini Corsini.
    In Roma, MDCCLIX, per Giuseppe e Nicola Grossi, con licenza de’ superiori. Si vendono da Agostino Palombini libraro in piazza Navona all’insegna di Sant’Andrea.
 
 PERSONAGGI
 
 MOSCHINA
 (il signor Luca Fabri, virtuoso di sua eccellenza il principe di Santacroce)
 MACROBIO
 (il signor Domenico De Dominicis)
 VESPETTA
 (il signor Gaetano Bartolini)
 TIBERIO
 (il signor Onofrio d’Aquino)
 
    La scena si finge in casa di Moschina e Vespetta sorelle.
    La musica è del signor Rinaldo di Capua. Inventore e direttore de’ balli il signor Domenico Minelli Daddati. Inventore e pittore delle scene il signor Filippo Ferrarye detto Arnò romano. Sartore degl’abiti da uomo il signor Giuseppe Pedocca. Sartore degl’abiti da donna il signor Giuseppe Griselli.
 
 PROTESTA
 
    Tutto ciò che non è conforme ai veri sentimenti della fede cattolica è semplice vezzo di poesia e non sentimento dell’autore che si dichiara vero cattolico.
 
 Eccellentissima signora,
    sulla viva speranza ch’io nutrisco d’esser l’eccellenza vostra, con quella solita e innata gentilezza e bontà, tanto propria d’un’anima nobile e grande, per gradire qualunque egli sia, nella tenue offerta ch’io le faccio, un atto di mia venerazione e stima, benché di gran lunga inferiore al merito e grandezza dell’eccellenza vostra, mi fa comparire men arduo l’impegno, in cui per la prima volta mi son posto, qual nocchiero inesperto dell’arte e privo d’ogni necessario discernimento, nel contrasto di tanto e così fluttuante tumulto de’ teatri, ne’ quali altri, con esperienza e spirito assai maggiore del mio, e nella scelta e nel buon gusto, saprà distinguersi; mi consolo però che, ogni qualunque cosa potessi io fare, sempre un nulla sarebbe rispetto di quanto merita e di quanto degna saria la grandezza dell’eccellenza vostra; al riguardo però delle belle e tante luminose virtù, che risiedono nell’animo eccelso dell’eccellenza vostra e del vivo incomparabile riflesso de’ raggi di esse, voglio sperare che rimarranno del tutto dileguate e disperse le mancanze, nelle quali abbia innocentemente possuto incorrere; non restandomi altro che umilmente chiederne la scusa e compatimento all’eccellenza vostra, se la piccolezza addunque dell’offerta non merita neppure ch’ella vi fissi lo sguardo, la supplico a riguardare il buon animo di chi gliel’offre, la venerazione, che le professo, e l’immutabile ossequio, con cui mi do l’onore di dedicarmi di vostra eccellenza umilissimo, devotissimo ed obligatissimo servitore.
 
    Giuseppe Balestra